E-Mail: [email protected]
- La Cina ha deciso di bandire l'uso dei chip prodotti da Intel e AMD nei computer governativi, segnando un importante cambiamento nella guerra mondiale dei semiconduttori.
- Intel ha venduto il 27% dei suoi prodotti in Cina l'anno scorso, un segnale dell'importanza critica del mercato cinese per i produttori statunitensi di semiconduttori.
- Il governo cinese prevede di investire 660 miliardi di yuan (circa 91 miliardi di dollari) dal 2023 al 2027 per sostituire le attuali dotazioni informatiche con soluzioni indigene, evidenziando un impegno significativo verso l'autarchia tecnologica.
La recente decisione della Cina di bandire l’utilizzo dei chip prodotti dalle aziende statunitensi Intel e AMD nei computer e server governativi ha scosso il panorama tecnologico globale. Questa mossa, motivata da ragioni di sicurezza nazionale, segna un nuovo capitolo nella guerra mondiale dei semiconduttori, dove le nazioni competono per il controllo delle tecnologie più avanzate. Il timore di Pechino è che questi dispositivi possano essere utilizzati per trasferire all’estero informazioni sensibili, una preoccupazione che trova eco anche negli Stati Uniti per quanto riguarda la tecnologia cinese.
Il quotidiano inglese Financial Times ha rivelato che, oltre ai chip, la Cina intende rendere più difficile l’uso del sistema operativo Windows di Microsoft e di altri software stranieri, favorendo soluzioni nazionali. Questa strategia di autarchia tecnologica, nota come xinchuang o “innovazione delle applicazioni IT”, mira a completare la transizione tecnologica verso fornitori nazionali entro il 2027. Tra i beneficiari di questa politica ci sono aziende cinesi come Huawei e il gruppo Phytium, entrambi già inseriti nella lista nera di Washington.
Le conseguenze economiche e tecnologiche
Le implicazioni economiche di questa decisione sono significative per i produttori statunitensi. Intel, ad esempio, ha venduto in Cina il 27% dei suoi prodotti lo scorso anno, rappresentando quasi un terzo del suo fatturato complessivo di 54 miliardi di dollari. Per AMD, il mercato cinese vale il 15% del suo fatturato. Gli analisti di Zheshang Securities stimano che il governo cinese dovrà investire 660 miliardi di yuan (circa 91 miliardi di dollari) dal 2023 al 2027 per sostituire le attuali dotazioni informatiche con soluzioni indigene.
Questa politica non riguarda solo il settore governativo, ma potrebbe estendersi anche al mercato consumer, segnando una svolta significativa per il futuro delle relazioni commerciali e tecnologiche globali. La Cina, attraverso il Documento 79, noto anche come ‘Delete America’, ha intensificato gli sforzi per ridurre la presenza della tecnologia americana nei settori chiave per la sicurezza e l’indipendenza del paese. Questo documento segreto, emesso nel settembre del 2022, richiede alle aziende statali di sostituire il software straniero entro il 2027.
Il contesto geopolitico e la risposta delle aziende
La decisione della Cina si inserisce in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche e di una guerra commerciale e tecnologica tra Washington e Pechino. Questa mossa è vista come una risposta diretta al ban di Huawei negli Stati Uniti e ad altre restrizioni imposte dalle autorità americane alle aziende tecnologiche cinesi. In risposta, la Cina sta promuovendo il sostegno alle aziende tecnologiche nazionali per sviluppare alternative ai prodotti e alle tecnologie statunitensi, cercando di stimolare il consumo interno e ridurre la dipendenza dai mercati esteri.
D’altra parte, la crisi del “Made in China” e le tensioni geopolitiche stanno spingendo molte aziende a riconsiderare le loro catene di approvvigionamento e a diversificare la produzione. Aziende come Apple, Tsmc, Mazda e Samsung stanno spostando parte della loro produzione fuori dalla Cina, cercando supply chain più resilienti e risposte più rapide alle mutevoli dinamiche di mercato.
Bullet Executive Summary
La decisione della Cina di bandire i chip di Intel e AMD dai computer governativi segna un punto di svolta nella guerra tecnologica globale, evidenziando l’importanza della sicurezza nazionale nelle scelte tecnologiche. Questa mossa, oltre ad avere significative implicazioni economiche per i produttori statunitensi, riflette la crescente tendenza verso l’autarchia tecnologica e la riduzione della dipendenza dalle tecnologie estere. Nel contesto di crescenti tensioni geopolitiche, le aziende sono chiamate a riconsiderare le loro catene di approvvigionamento e a diversificare la produzione per mitigare i rischi associati alle incertezze politiche ed economiche. La nozione base di tecnologia correlata a questo tema è l’importanza dei semiconduttori nell’economia digitale moderna, mentre una nozione di tecnologia avanzata applicabile è lo sviluppo di supply chain resilienti e diversificate, che permettano alle aziende di adattarsi rapidamente ai cambiamenti globali. Queste dinamiche stimolano una riflessione personale sulla necessità di equilibrare le considerazioni di sicurezza nazionale con le opportunità e le sfide della globalizzazione tecnologica.
- Sky TG24 - Cina, via libera al blocco dei chip Intel e Amd nei computer governativi
- Startmag - La Cina ha ordinato la rimozione dei processori di Intel e Amd dai computer e dai server governativi
- Notizialo - La competizione globale sui semiconduttori ha visto un nuovo sviluppo con la decisione della Cina di vietare l’utilizzo di chip prodotti da Intel e Amd, aziende statunitensi, nei computer usati nei server e nelle attrezzature informatiche governative.
- CeoTech - La Cina vieta l’uso di chip Intel e AMD nei computer governativi, rafforzando la sua strategia di autarchia tecnologica e inasprendo la tensione nella guerra mondiale dei semiconduttori.
- Il Fatto Quotidiano - Ora la Cina ha deciso di vietare la presenza di chip prodotti dalle statunitensi Intel e Amd nei computer in uso nei server e nelle dotazioni informatiche governative.