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- Neuralink ha annunciato il primo impianto cerebrale in un essere umano nel gennaio 2024.
- Dopo meno di quattro mesi, l'85% dei collegamenti tra gli elettrodi e il cervello di Noland Arbaugh è andato perso.
- Neuralink sta ancora monitorando gli effetti e reclutando nuovi volontari per migliorare la tecnologia.
A fine gennaio 2024, Neuralink ha annunciato il primo impianto cerebrale in un essere umano, una notizia accolta con entusiasmo e presentata come una rivoluzione tecnologica. Tuttavia, dopo meno di quattro mesi, l’esito dell’intervento si è rivelato meno positivo del previsto. Gran parte dell’impianto si è scollegata dal cervello del paziente, Noland Arbaugh, compromettendo il controllo delle funzioni per interagire con il computer attraverso comandi mentali. Questo evento ha dimostrato che c’è ancora molto lavoro da fare per perfezionare questa tecnologia.
Neuralink, fondata nel 2016 da Elon Musk, ha l’obiettivo ambizioso di realizzare microchip e componenti di nuova generazione da impiantare nel cervello per controllarne le funzioni. Musk immagina un futuro in cui questi impianti permetteranno di accedere alle informazioni online direttamente nella propria mente e di scaricare nuove lingue per parlarla fluentemente da subito. Tuttavia, nei suoi otto anni di esistenza, Neuralink ha principalmente lavorato per realizzare impianti che permettano a persone con paralisi di comandare un computer con la mente o di recuperare la mobilità degli arti.
La Storia di Noland Arbaugh
Noland Arbaugh, trentenne tetraplegico dal 2016 a causa di un incidente, è stato il primo paziente a ricevere un impianto cerebrale Neuralink. Arbaugh ha raccontato la sua esperienza in diverse interviste, descrivendo come l’impianto gli abbia dato un nuovo senso di indipendenza. Prima dell’impianto, Arbaugh trascorreva la maggior parte del tempo a letto, incapace di muoversi autonomamente. Grazie al chip di Neuralink, è ora in grado di controllare un computer con la mente, navigare online e persino giocare a videogiochi come Mario Kart.
L’intervento, eseguito con un braccio robotico, ha collegato elettrodi sottilissimi al tessuto cerebrale di Arbaugh. Dopo l’operazione, Arbaugh ha iniziato un lungo periodo di addestramento per tradurre i segnali elettrici del cervello in comandi per il computer. Nonostante i progressi iniziali, Arbaugh ha notato che, dopo qualche settimana, non riusciva più a controllare il sistema come all’inizio. Alcuni elettrodi si erano scollegati dal tessuto cerebrale, riducendo l’efficacia dell’impianto.
Le Sfide Tecnologiche di Neuralink
La perdita dell’85% dei collegamenti tra gli elettrodi e il tessuto cerebrale di Arbaugh ha evidenziato le difficoltà nel produrre impianti cerebrali stabili. Il cervello galleggia all’interno del liquido cefalorachidiano, un fluido che può degradare gli impianti. Inoltre, i movimenti del cervello all’interno della scatola cranica, seppur minimi, possono far sfilare gli elettrodi. Neuralink ha dovuto intervenire per rimodulare il funzionamento del sistema, sfruttando il 15% delle connessioni ancora funzionanti.
Nonostante queste difficoltà, Arbaugh si è detto soddisfatto dell’esperienza e desideroso di continuare a utilizzare il sistema. Neuralink continua a monitorare gli effetti dell’impianto su Arbaugh e a riferirli periodicamente alla FDA. L’azienda sta anche reclutando nuovi volontari per sperimentare i suoi sistemi.
Il Futuro delle Interfacce Neurali
Neuralink non è l’unica azienda a occuparsi della ricerca e sviluppo di interfacce neuronali. Numerose startup negli Stati Uniti stanno raccogliendo dati per ottenere l’autorizzazione della FDA a provare le loro soluzioni sugli esseri umani. Gli approcci variano a seconda delle aziende e degli ambiti di sviluppo. Alcuni prevedono l’impiego di impianti di maggiori dimensioni, testati in passato, con nuovi approcci e tecniche di inserimento nel cervello. Altri riguardano l’uso di strisce con sensori sul tessuto cerebrale e collegamenti alla base della corteccia motoria.
Le applicazioni pratiche, durature e affidabili di queste tecnologie sono ancora lontane nel tempo, nonostante le dichiarazioni di Musk su un’imminente rivoluzione nel modo in cui il cervello comunica con i dispositivi elettronici. È improbabile che le autorità sanitarie autorizzino l’impiego di impianti in persone sane per potenziare le capacità cerebrali, come sostiene Musk. Gli interventi per inserire gli impianti sono rischiosi e dovrebbero essere ripetuti con una certa frequenza, con potenziali infezioni e complicazioni che renderebbero preponderanti i rischi sui benefici.
Bullet Executive Summary
L’esperienza di Noland Arbaugh con l’impianto cerebrale di Neuralink rappresenta un passo significativo nel campo delle interfacce neurali, ma evidenzia anche le sfide tecniche e biologiche che devono essere superate. La tecnologia ha il potenziale di trasformare la vita delle persone con paralisi, offrendo nuove forme di indipendenza e controllo. Tuttavia, la strada verso applicazioni pratiche e affidabili è ancora lunga e complessa.
Nozione base di tecnologia: Le interfacce neurali (BCI) decodificano i segnali elettrici del cervello e li traducono in comandi per dispositivi esterni, come computer e smartphone. Questa tecnologia può aiutare le persone con disabilità motorie a interagire con il mondo digitale in modi nuovi e significativi.
Nozione avanzata di tecnologia: La neuroplasticità, la capacità del cervello di riorganizzarsi formando nuove connessioni neuronali, è un fattore cruciale per il successo delle interfacce neurali. Comprendere e sfruttare la neuroplasticità può migliorare l’efficacia degli impianti cerebrali, permettendo una maggiore integrazione e stabilità degli elettrodi nel tessuto cerebrale.
In conclusione, mentre la tecnologia delle interfacce neurali è ancora in fase sperimentale, le esperienze di pionieri come Noland Arbaugh offrono uno sguardo promettente sul futuro. La ricerca continua e l’innovazione potrebbero portare a soluzioni che non solo migliorano la qualità della vita delle persone con disabilità, ma aprono anche nuove possibilità per l’interazione uomo-macchina.