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- Almeno 3 italiani spiati con Graphite, secondo Citizen Lab.
- Graphite usa attacchi zero-click: nessuna azione richiesta all'utente.
- VPN e aggiornamenti software: difese contro la sorveglianza digitale.
L’ombra di Graphite: Un’analisi del rapporto Citizen Lab
Nel panorama odierno, la sicurezza digitale e la tutela della privacy si ergono a baluardi fondamentali per la salvaguardia dei diritti individuali e della libertà di espressione. Il recente studio condotto da Citizen Lab ha squarciato il velo su una minaccia insidiosa e in costante espansione: lo spyware Paragon. Questo strumento, sviluppato dalla società israeliana Paragon Solutions, si configura come un’arma sofisticata, capace di penetrare nei dispositivi mobili e nei sistemi informatici delle vittime, aprendo un varco per la sorveglianza indiscriminata e l’accesso non autorizzato a dati sensibili.
Le rivelazioni del rapporto Citizen Lab gettano una luce cruda sulla realtà di una sorveglianza digitale che non risparmia neppure il nostro paese. Almeno tre cittadini italiani sono stati identificati come bersagli di Graphite, lo spyware di punta di Paragon: Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, e gli attivisti di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini e Beppe Caccia. La dichiarazione di Mediterranea Saving Humans, “Ci sono le prove della presenza di Paragon Graphite, usato dai servizi segreti sui telefoni dei nostri attivisti“, sottolinea la gravità della situazione e solleva interrogativi inquietanti sul coinvolgimento di entità governative in attività di spionaggio.
Tuttavia, i casi identificati da Citizen Lab rappresentano solo la punta dell’iceberg. È lecito presumere che molte altre persone siano state prese di mira da Paragon, all’oscuro di essere oggetto di sorveglianza. Giornalisti che indagano su fenomeni di corruzione e criminalità organizzata, attivisti impegnati nella difesa dei diritti umani, politici che si battono per la trasparenza: tutti questi soggetti, per il ruolo che svolgono nella società, si configurano come potenziali bersagli di uno spyware che mira a soffocare le voci dissenzienti e a manipolare il flusso di informazioni. La posta in gioco è alta: la libertà di espressione, il diritto all’informazione e la stessa tenuta democratica delle nostre società.
La vicenda Paragon si inserisce in un contesto più ampio, caratterizzato dalla proliferazione di spyware sempre più sofisticati e dall’espansione del mercato della sorveglianza digitale. Aziende come Paragon Solutions, pur presentandosi come fornitrici di strumenti per la sicurezza e l’intelligence, finiscono spesso per alimentare un ecosistema opaco e potenzialmente abusivo, in cui i confini tra sicurezza e controllo, tra difesa e oppressione, si fanno sempre più labili. È necessario un dibattito pubblico aperto e trasparente su questi temi, per definire regole chiare e meccanismi di controllo efficaci, in grado di garantire che le tecnologie di sorveglianza siano utilizzate nel rispetto dei diritti fondamentali e dei principi democratici.
L’utilizzo di spyware, come Graphite, non è solo una questione tecnologica, ma solleva anche profonde implicazioni etiche e legali. Come sottolinea Vitalba Azzolini, giurista ed esperta di sicurezza informatica, “Intercettare tramite spyware i giornalisti non solo è contrario al principio di libertà di stampa, tutelato costituzionalmente, ma è anche vietato dalla legge. Il Media Freedom Act, il regolamento europeo sui media, vincolante per gli stati membri, sancisce il divieto di intercettare – soprattutto con software di sorveglianza intrusivi installati sui dispositivi elettronici – i giornalisti, salvo casi di estrema gravità. Sarebbe intaccato anche il principio di tutela delle fonti, una delle pietre angolari della libertà di stampa“. La sorveglianza indiscriminata, in particolare quando rivolta contro giornalisti e attivisti, mina le fondamenta stesse della democrazia, creando un clima di paura e autocensura che ostacola il libero esercizio dei diritti e delle libertà.

Come funziona Graphite: Anatomia di uno spyware zero-click
Graphite, lo spyware sviluppato da Paragon Solutions, rappresenta una delle minacce più avanzate e insidiose nel panorama della sicurezza digitale. La sua peculiarità risiede nella capacità di eseguire attacchi “zero-click”, ovvero di infettare un dispositivo senza che l’utente debba compiere alcuna azione. Questo significa che lo spyware può essere installato senza che la vittima cada nella trappola di un link sospetto o apra un allegato infetto. Graphite sfrutta vulnerabilità sconosciute (zero-day) nei sistemi operativi e nelle applicazioni, infiltrandosi nei dispositivi attraverso canali apparentemente innocui, come messaggi malevoli, chiamate VoIP o vulnerabilità nei servizi di anteprima.
Il meccanismo di infezione è subdolo e sofisticato. Ad esempio, l’invio di un file PDF malevolo tramite WhatsApp può essere sufficiente per installare lo spyware, all’insaputa dell’utente. Graphite si avvale di falle di sicurezza nei protocolli di gestione dei dati, in particolare nei messaggi multimediali, nei formati di file o nei sistemi di notifica push. Una volta infiltrato nel dispositivo, lo spyware agisce silenziosamente, raccogliendo informazioni sensibili, intercettando comunicazioni, tracciando la posizione e monitorando l’attività dell’utente. La sua capacità di operare in background, senza destare sospetti, lo rende particolarmente pericoloso e difficile da individuare.
La scoperta che Paragon avrebbe interrotto bruscamente i propri rapporti con il Governo italiano, a causa di un impiego non lecito dei propri strumenti di spionaggio da parte delle autorità italiane, in violazione con il codice etico imposto dalla società, solleva interrogativi inquietanti sulle finalità e sulle modalità di utilizzo di questo spyware. Se confermata, questa circostanza evidenzierebbe una grave anomalia, in cui le tecnologie di sorveglianza vengono utilizzate per fini illeciti e in contrasto con i principi democratici.
L’analisi tecnica del funzionamento di Graphite rivela la complessità e la sofisticazione degli spyware moderni. Questi strumenti non sono più semplici virus o malware, ma veri e propri sistemi di sorveglianza, progettati per violare la privacy e controllare la vita digitale delle persone. La loro diffusione rappresenta una minaccia crescente per la libertà di espressione, il diritto alla riservatezza e la sicurezza delle comunicazioni. È necessario un impegno congiunto da parte di governi, aziende, esperti di sicurezza e società civile per contrastare questa minaccia e proteggere i diritti fondamentali dei cittadini nell’era digitale.
Le implicazioni di un attacco zero-click sono vaste e complesse, specialmente nel contesto della sicurezza personale e della protezione dei dati. Un utente medio, anche se consapevole dei rischi online, ha poche difese contro una minaccia che non richiede alcuna interazione. Questo rende essenziale l’adozione di misure di sicurezza proattive e la promozione di una cultura della sicurezza informatica che vada oltre la semplice consapevolezza dei pericoli. L’aggiornamento costante dei sistemi operativi e delle applicazioni, l’utilizzo di software di sicurezza affidabili e la prudenza nell’apertura di allegati o link provenienti da fonti sconosciute sono solo alcune delle precauzioni che possono aiutare a mitigare il rischio di infezione da spyware.
Inoltre, è fondamentale che i governi e le autorità competenti si impegnino a regolamentare il mercato degli spyware e a garantire che il loro utilizzo sia soggetto a controlli rigorosi e trasparenti. La vendita e l’utilizzo di questi strumenti dovrebbero essere limitati a fini legittimi, come la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, e sempre nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini. La mancanza di regolamentazione e controllo favorisce la proliferazione di spyware e il loro utilizzo abusivo, mettendo a rischio la privacy e la sicurezza di milioni di persone in tutto il mondo.
Strategie di difesa: Come proteggersi dalla sorveglianza digitale
Di fronte alla minaccia rappresentata da spyware come Graphite, è fondamentale adottare strategie di difesa efficaci per proteggere la propria privacy online e la sicurezza dei propri dispositivi. Sebbene il rischio zero non esista, esistono diverse misure che possono ridurre significativamente la probabilità di essere presi di mira da attacchi di sorveglianza digitale.
Aggiornare regolarmente il software: Mantenere aggiornati il sistema operativo, le applicazioni e il software antivirus è una delle precauzioni più importanti. Gli aggiornamenti spesso includono patch di sicurezza che correggono vulnerabilità note, impedendo agli spyware di sfruttarle per infiltrarsi nei dispositivi. È consigliabile attivare gli aggiornamenti automatici, in modo da garantire che il software sia sempre protetto dalle ultime minacce.
Utilizzare password complesse e uniche: Evitare password facili da indovinare e utilizzare un password manager per generare e memorizzare password complesse e uniche per ogni account. Una password robusta è la prima linea di difesa contro gli attacchi informatici. È importante non riutilizzare la stessa password per account diversi, in quanto ciò aumenta il rischio che un singolo data breach possa compromettere tutti i propri account.
Abilitare l’autenticazione a due fattori: L’autenticazione a due fattori (2FA) aggiunge un ulteriore livello di sicurezza ai propri account, richiedendo un codice di verifica oltre alla password. Questo rende più difficile per gli aggressori accedere ai propri account, anche se sono in possesso della password. È consigliabile abilitare la 2FA per tutti gli account che offrono questa opzione, in particolare per gli account di posta elettronica, social media e servizi bancari online.
Fare attenzione ai link e agli allegati sospetti: Non cliccare su link o aprire allegati provenienti da fonti sconosciute o sospette, in quanto potrebbero contenere malware o spyware. È importante verificare sempre l’attendibilità del mittente e prestare attenzione a eventuali segnali di allarme, come errori di ortografia, grammatica o formattazione. In caso di dubbi, è meglio contattare direttamente il mittente per verificare l’autenticità del messaggio.
Utilizzare una VPN: Una VPN (Virtual Private Network) crittografa il traffico internet e maschera l’indirizzo IP, rendendo più difficile tracciare la propria attività online. Una VPN può proteggere la privacy durante la navigazione web, l’utilizzo di app e la connessione a reti Wi-Fi pubbliche. È importante scegliere una VPN affidabile, che non registri il traffico internet e offra una connessione sicura e veloce.
Considerare l’utilizzo di sistemi operativi orientati alla privacy: Sistemi operativi come Tails o Qubes OS sono progettati per massimizzare la privacy e la sicurezza degli utenti. Questi sistemi operativi offrono funzionalità avanzate di crittografia, anonimizzazione e isolamento delle applicazioni, rendendo più difficile per gli spyware infiltrarsi e raccogliere informazioni.
Effettuare controlli periodici del dispositivo: Controllare regolarmente le applicazioni installate e i processi in esecuzione sul proprio dispositivo per individuare eventuali anomalie o software sospetti. Prestare attenzione a eventuali comportamenti anomali, come rallentamenti, consumo eccessivo di batteria o traffico dati, o la comparsa di nuove applicazioni sconosciute. In caso di dubbi, è consigliabile effettuare una scansione completa del dispositivo con un software antivirus affidabile.
La protezione dalla sorveglianza digitale richiede un approccio multistrato, che combini misure tecniche, comportamentali e legali. È importante essere consapevoli dei rischi, adottare precauzioni adeguate e sostenere iniziative che promuovano la privacy e la sicurezza online.
Oltre la superficie: Riflessioni sulla sorveglianza digitale
La vicenda dello spyware Paragon e del suo utilizzo contro giornalisti, attivisti e politici in Italia e nel mondo ci pone di fronte a una realtà inquietante: la sorveglianza digitale è diventata una pratica sempre più diffusa e sofisticata, capace di minare le fondamenta stesse della democrazia e della libertà di espressione. Di fronte a questa minaccia, è necessario non solo adottare misure di protezione individuali, ma anche promuovere un dibattito pubblico aperto e trasparente sui rischi e le implicazioni della sorveglianza digitale.
È fondamentale che i governi e le autorità competenti si impegnino a regolamentare il mercato degli spyware e a garantire che il loro utilizzo sia soggetto a controlli rigorosi e trasparenti. La vendita e l’utilizzo di questi strumenti dovrebbero essere limitati a fini legittimi, come la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, e sempre nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini. La mancanza di regolamentazione e controllo favorisce la proliferazione di spyware e il loro utilizzo abusivo, mettendo a rischio la privacy e la sicurezza di milioni di persone in tutto il mondo.
Inoltre, è necessario promuovere una cultura della sicurezza informatica che vada oltre la semplice consapevolezza dei pericoli. Gli utenti devono essere informati sui rischi della sorveglianza digitale e sulle misure che possono adottare per proteggere la propria privacy online. È importante educare i cittadini all’utilizzo sicuro e responsabile delle tecnologie digitali, fornendo loro gli strumenti e le conoscenze necessarie per difendersi dalle minacce informatiche.
La lotta contro la sorveglianza digitale è una sfida complessa e continua, che richiede un impegno congiunto da parte di governi, aziende, esperti di sicurezza e società civile. Solo attraverso una collaborazione sinergica e un approccio multistrato sarà possibile proteggere la privacy e la sicurezza dei cittadini nell’era digitale.
A margine di questo articolo, è bene rammentare un concetto base ma fondamentale della sicurezza informatica: la crittografia. Si tratta di un processo che trasforma i dati in un formato illeggibile, proteggendoli da accessi non autorizzati. Per un livello di protezione ancora maggiore, si può parlare di crittografia end-to-end, dove solo il mittente e il destinatario possono decifrare i messaggi.
Se vogliamo spingerci oltre, possiamo menzionare le tecnologie di “privacy-enhancing computation” (PEC). Queste tecniche avanzate permettono di analizzare e utilizzare i dati senza rivelarne il contenuto originale, aprendo nuove frontiere per la protezione della privacy nel mondo digitale. La riflessione che ne consegue è che, in un’epoca dominata dalla tecnologia, la consapevolezza e la protezione della nostra privacy sono diventate competenze imprescindibili per esercitare appieno la nostra cittadinanza digitale.