8 modi per proteggere la tua voce e identità nel mondo digitale

Scarlett Johansson, nota attrice di Hollywood, ha recentemente sollevato un caso di grande rilevanza nel panorama tecnologico moderno. L’attrice ha accusato Open AI, la società di intelligenza artificiale guidata da Sam Altman, di aver utilizzato una voce sorprendentemente simile alla sua per il nuovo assistente vocale di ChatGPT, chiamato “Sky”. Questa controversia ha portato alla rimozione della funzionalità, ma il dibattito sulla tutela dell’identità e della privacy nell’era dei deepfake è solo all’inizio.

Johansson, che nel 2013 ha interpretato la voce dell’assistente virtuale Samantha nel film “Her” di Spike Jonze, ha espresso il suo shock e la sua rabbia in una lettera pubblicata il 21 maggio 2024 sul New York Times. L’attrice ha dichiarato di essere stata contattata da Altman mesi prima del lancio di GPT-4.0, ma di aver rifiutato la proposta di prestare la sua voce al chatbot. Nonostante il rifiuto, Open AI ha proceduto con l’utilizzo di una voce molto simile alla sua, causando grande indignazione.

La controversia e le reazioni

La vicenda ha avuto inizio quando Scarlett Johansson ha scoperto che la voce di “Sky” era praticamente indistinguibile dalla sua. La somiglianza era così marcata che amici e familiari dell’attrice non riuscivano a cogliere la differenza. Questo ha portato Johansson a rivolgersi ai suoi legali per chiedere spiegazioni dettagliate sul processo con cui Open AI aveva creato la voce di “Sky”. La società ha negato di aver clonato la voce dell’attrice, sostenendo di aver utilizzato attori professionisti le cui identità sono rimaste anonime per motivi di privacy.

Nonostante le smentite, la voce di “Sky” è stata rimossa. Johansson ha sottolineato l’importanza della trasparenza in un’epoca in cui i deepfake e la tutela dell’immagine, del lavoro e dell’identità sono temi cruciali. Ha chiesto l’approvazione di una legislazione adeguata per garantire la protezione dei diritti individuali.

Implicazioni legali e sociali

La questione sollevata da Scarlett Johansson non riguarda solo la protezione dell’immagine di una diva di Hollywood, ma tocca temi di grande rilevanza per tutti. La creazione di voci artificiali che imitano persone reali senza il loro consenso solleva interrogativi etici e legali. La possibilità di creare deepfake sempre più realistici mette a rischio la nostra capacità di distinguere tra realtà e contraffazione.

Il caso di Johansson è emblematico di come le tecnologie avanzate possano essere utilizzate in modi che violano i diritti individuali. La sua battaglia contro Open AI rappresenta un monito per tutte le aziende tecnologiche affinché rispettino le scelte e le tutele individuali. La protezione della nostra identità e della nostra immagine diventerà sempre più cruciale man mano che le tecnologie di intelligenza artificiale continueranno a evolversi.

Il ruolo delle classi dirigenti

La vicenda ha anche messo in luce le carenze delle classi dirigenti nel gestire le nuove tecnologie. Sam Altman, CEO di Open AI, ha mostrato una certa sfrontatezza nel gestire la situazione. Nonostante il rifiuto di Johansson, Altman ha proceduto con l’utilizzo della voce simile alla sua, twittando persino un riferimento al film “Her” per sottolineare la somiglianza. Questo comportamento ha sollevato dubbi sulla competenza e l’etica delle classi dirigenti nel settore tecnologico.

Il marito di Johansson, Colin Jost, ha fatto una gag sulla vicenda durante il “Saturday Night Live”, ma la realtà dei fatti è ben più seria. La mancanza di rispetto per le scelte individuali e la violazione della privacy sono temi che richiedono una riflessione profonda e un’azione decisa. La vicenda di Johansson e Altman è un esempio lampante di come il potere tecnologico possa essere utilizzato in modo irresponsabile.

Bullet Executive Summary

In conclusione, la battaglia di Scarlett Johansson contro Open AI rappresenta un caso emblematico delle sfide etiche e legali poste dalle nuove tecnologie. La protezione dell’identità e della privacy nell’era dei deepfake è una questione di grande rilevanza che richiede una legislazione adeguata e una maggiore trasparenza da parte delle aziende tecnologiche. La vicenda mette in luce anche le carenze delle classi dirigenti nel gestire le nuove tecnologie in modo etico e responsabile.

Nozione base di tecnologia: I deepfake sono video o audio generati dall’intelligenza artificiale che imitano persone reali in modo estremamente realistico. Questa tecnologia può essere utilizzata per scopi legittimi, come la creazione di contenuti artistici, ma può anche essere sfruttata per ingannare e manipolare.

Nozione avanzata di tecnologia: Le reti neurali generative avversarie (GAN) sono un tipo di intelligenza artificiale utilizzata per creare deepfake. Le GAN consistono in due reti neurali che competono tra loro: una genera contenuti falsi e l’altra cerca di distinguerli dai contenuti reali. Questo processo iterativo permette di creare deepfake sempre più realistici.

La riflessione personale che possiamo trarre da questa vicenda è l’importanza di bilanciare l’innovazione tecnologica con il rispetto per i diritti individuali. In un mondo sempre più digitalizzato, la tutela della nostra identità e della nostra privacy deve essere una priorità.