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- Il numero di dossieraggi in Italia ha raggiunto quasi 800 mila casi, con circa 400 società coinvolte.
- Nel 2022, il 70% degli attacchi malevoli è stato attribuito a errori umani.
- Oltre il 90% dei server pubblici italiani è penetrabile, secondo Franco Gabrielli.
Nel contesto contemporaneo, il fenomeno dello spionaggio digitale ha assunto proporzioni allarmanti, con un incremento esponenziale delle pratiche di dossieraggio. Giuliano Tavaroli, ex responsabile della sicurezza di Pirelli e Telecom, sottolinea come il numero di dossieraggi sia cresciuto in maniera impressionante, raggiungendo cifre che si avvicinano agli 800 mila casi. In Italia, si contano circa 400 società come Equalize, un numero unico in Europa, che operano con licenze ufficiali, ma che spesso si avvalgono di metodi illeciti per raccogliere informazioni. Questo scenario ricorda un “world wild west” più che un dark web, con un’industria del dossieraggio che si è evoluta in una dimensione quasi industriale.
La vulnerabilità delle vittime è un altro aspetto cruciale. La facilità con cui si può spiare dipende in gran parte dalla negligenza delle vittime stesse, che spesso non adottano misure di sicurezza adeguate come l’uso di password complesse o la protezione dei propri dispositivi. Nel 2022, il 70% degli attacchi malevoli è stato attribuito a errori umani. La tecnologia, sempre più sofisticata, consente l’introduzione di malware nei dispositivi personali, rendendo la protezione dei dati una sfida sempre più complessa.
La risposta delle istituzioni
Franco Gabrielli, ex capo della Polizia e dei servizi segreti italiani, critica l’approccio panpenalista del governo, che si limita a proporre pene più severe senza affrontare le cause profonde della vulnerabilità delle infrastrutture digitali. Gabrielli sottolinea che oltre il 90% dei server pubblici è penetrabile, evidenziando la necessità di un approccio più razionale e meno emotivo. La storia del dossieraggio in Italia è lunga e complessa, con episodi che risalgono al caso Sifar e che hanno coinvolto le più alte cariche dello Stato.
La proposta di unificare i servizi segreti, avanzata da Gabrielli e ripresa da Alfredo Mantovano, attuale autorità delegata per i Servizi, mira a rendere più efficiente il comparto, che attualmente non è messo nelle condizioni di operare al meglio. Tuttavia, il problema non risiede solo nella struttura dei servizi, ma anche nella cultura della sicurezza digitale, che deve essere rafforzata per proteggere i cittadini e le istituzioni.
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La sfida dell’intelligenza artificiale
Un ulteriore rischio emergente è rappresentato dall’uso distorto dell’intelligenza artificiale, che potrebbe essere utilizzata per manipolare dati sensibili o prendere decisioni autonome in settori critici come la sanità e la sicurezza. Tavaroli avverte che l’IA potrebbe essere impiegata per scopi malevoli, come spiare, alterare diagnosi mediche o interferire con i sistemi di guida autonoma. Questo scenario richiede un investimento significativo nella sicurezza e nella regolamentazione dell’IA, per evitare che diventi uno strumento di cyberwar a livello globale.
Carlo Nordio, ministro della Giustizia, sottolinea l’importanza di adeguare le leggi e le tecnologie per proteggere i dati sensibili di istituzioni e privati. La direzione normativa deve anticipare le mosse di hacker e malintenzionati, mentre quella tecnologica deve garantire la sicurezza delle informazioni in un contesto sempre più digitalizzato.
Una riflessione finale sulla sicurezza digitale
In un mondo sempre più interconnesso, la sicurezza digitale è diventata una priorità assoluta. È fondamentale comprendere che la protezione dei dati non è solo una questione tecnologica, ma anche culturale. Dobbiamo educarci a utilizzare strumenti come la crittografia e l’autenticazione a due fattori per proteggere le nostre informazioni personali. Allo stesso tempo, le istituzioni devono investire in infrastrutture sicure e resilienti, capaci di resistere agli attacchi informatici.
Una nozione di base da considerare è l’importanza delle password complesse e uniche per ogni account, un semplice ma efficace primo passo per migliorare la sicurezza personale. Sul fronte più avanzato, la crittografia end-to-end rappresenta una tecnologia chiave per garantire la riservatezza delle comunicazioni, impedendo a terzi non autorizzati di accedere ai contenuti scambiati.
Riflettendo su questi temi, è evidente che la sicurezza digitale non è solo una questione tecnica, ma un impegno collettivo che richiede consapevolezza e azione da parte di tutti, dai singoli cittadini alle istituzioni. Solo attraverso un approccio integrato e proattivo possiamo sperare di costruire un futuro digitale sicuro e affidabile.