E-Mail: [email protected]
- Il Novator, veicolo blindato utilizzato per il jamming dei droni, trasporta l'equipaggio alla base 'Villa' vicino alle linee russe.
- Il 10 maggio, la 92esima Brigata di Fanteria è intervenuta per fermare l’offensiva russa verso Kharkiv.
- Un drone kamikaze con una carica esplosiva di 900 grammi viene lanciato ma intercettato dal nemico, evidenziando le difficoltà delle operazioni notturne.
- Durante un attacco notturno, sensori termici e visori a infrarossi permettono di rilevare combattimenti tra le case di Lyptsi, ma la missione è abortita per evitare danni collaterali.
- Le fotografie di Domingo Nardulli mostrano la resilienza degli ucraini con oltre diecimila civili morti a febbraio 2024, ma anche momenti di solidarietà e speranza nelle strade di Kyjiv.
Ore 22: l’ultima luce del giorno svanisce mentre il Novator, un gigantesco veicolo blindato ricavato da un camion Ford e trasformato in una centralina di ascolto “jamming” per la guerra tra droni, trasporta il suo equipaggio alla base “Villa”. Attraversiamo villaggi e edifici risparmiati dai bombardamenti, con l’autista che spegne i fari e utilizza l’alone rossastro delle luci da camuffamento. Siamo a meno di cinque chilometri dalle prime linee russe nel settore di Lyptsi, con il timore costante di essere intercettati dal cielo.
Dopo mezz’ora, raggiungiamo una macchia di alberi e le scale d’accesso alle cantine di una piccola fattoria danneggiata, dove sono acquartierati gli uomini dell’unità “Achille” della 92esima Brigata di Fanteria, accorsa il 10 maggio per fermare l’offensiva russa verso Kharkiv. Alle 22:43 suona l’allarme: un drone d’avvistamento segnala l’avvicinamento delle fanterie russe a tre chilometri di distanza. Andreii, il comandante 37enne e ingegnere elettronico, ordina il decollo di un drone kamikaze armato con una bomba anti-tank di fabbricazione sovietica. Il drone vola per meno di cinque minuti prima che arrivi il contrordine: “Non sono soldati russi, ma cinghiali. Errore. Il vostro drone è in aria, free hunting.”
Il termine “free hunting” significa che l’iniziativa passa ai dronisti sul campo, con l’autorizzazione ad attaccare ciò che vogliono. Il drone, che trasporta una carica di esplosivo di 900 grammi e può volare per 35 chilometri, ha la batteria non completamente carica. Nella piccola stanza, il silenzio è teso. Il puntatore del visore, che suda copiosamente, individua un tank sullo schermo portatile. Il drone si lancia in picchiata, ma viene intercettato dal puntatore nemico, che interferisce sulle lunghezze d’onda ucraine. Il teleschermo diventa grigio chiaro e blu. “Dannazione! Perduto. Questo round l’hanno vinto i russi”, esclama Andrii.
Una Notte in Prima Linea con l’Unità della Fanteria Ucraina alla Guerra dei Droni
Alle 0:15, una nuova azione viene lanciata. Una postazione avanzata tra le case di Lyptsi avvisa di essere stata attaccata. Un drone d’osservazione viene alzato in volo e in meno di otto minuti inquadra la scena. Nel buio, i sensori termici e i visori a infrarossi funzionano perfettamente. Sullo schermo si distinguono le figure dei soldati che sparano tra le case e le macchie di cespugli: è come un fumetto, con soldati a terra, altri che combattono corpo a corpo, piccole esplosioni e bombe a mano. Alcuni cercano di scappare in un canale, strisciano e restano immobili. Nel caos della battaglia, le figure stilizzate in bianco e nero sono uomini veri che stanno uccidendosi. La missione viene abortita. “Impossibile intervenire, non si distinguono gli ucraini dai russi, rischieremmo di sparare sui nostri”, dice il puntatore, richiamando il drone.
Alle 0:45, c’è un attimo di calma. In superficie, incontriamo il soldato Dima, 32 anni, attrezzato in un laboratorio tra i resti di una stalla. Da tre scatoloni di cartone estrae droni commerciali di fabbricazione cinese. “In meno di dieci minuti, un drone può cambiare batteria, telecamere e attaccare una bomba con il sistema di sganciamento”, spiega mentre lavora. Usciamo in un prato con il divieto di accendere la lampada frontale. Lontano, scoppiano granate di cannone. Dima alza la testa, collega la batteria e fa decollare il drone armato, il cui ronzio si disperde nella notte stellata.
Il Progetto Fotografico che Racconta la Vita Quotidiana degli Ucraini, Nonostante la Guerra
Nel luglio del 1932, un carteggio epistolare tra Freud e Einstein sul “perché della guerra” poneva la domanda su come gli uomini potessero liberarsi e resistere alla follia bellica. Il neuroscienziato sosteneva l’importanza dei legami emotivi per sanare le crepe nel tessuto sociale di un popolo dalle assurdità della guerra e sviluppare una forza emotiva collettiva. A dimostrarlo, una serie fotografica realizzata da Domingo Nardulli, fotografo e fondatore di Doubleone_Studio, autore di “The Strength of Hope”, realizzata nella capitale ucraina lo scorso maggio. Gli scatti di Nardulli mostrano la forza emotiva di un popolo che da due anni e mezzo resiste agli orrori della guerra.
“La speranza che ho visto negli occhi delle persone a Kyjiv, la volontà di lottare per la libertà e per il futuro dei loro figli, è una testimonianza potente della forza dello spirito umano. In un momento di grande difficoltà, gli ucraini continuano a combattere per la loro terra e per un ideale di libertà che ispira e commuove. La solidarietà tra le persone è evidente. Chi aveva perso tutto trovava conforto e aiuto in chi, pur avendo poco, era disposto a condividere”, spiega Domingo.
Domingo, fotografo paesaggistico e documentarista, non è un fotoreporter di guerra. Ha scelto di andare a Kyjiv per undici giorni per raccontare la vita degli abitanti della capitale ucraina nella loro quotidianità in un contesto di guerra. Le immagini offrono un preciso contesto e danno voce alle storie individuali. Non sono soltanto una testimonianza visiva, ma una narrazione umana toccante di un popolo che da due anni lotta per la libertà.
“I racconti di guerra sono sempre impostati in altro modo, con colori cupi che scandalizzano, bianchi e neri che contrastano. Ho voluto dare alle fotografie un tono accogliente, per capire la solidarietà del popolo ucraino. Conosciamo gli orrori dell’aggressione russa, abbiamo visto immagini delle torture a Bucha. Bisogna far vedere gli sguardi di chi resiste”, spiega Domingo, che ha deciso di discostarsi dalle narrazioni classiche dei fotoreporter di guerra per realizzare una serie fotografica che parli di resilienza più che di distruzione.
In una delle sue fotografie, due donne si abbracciano guardando la città, in un’altra due uomini si scambiano un pacco di pasta, due bambini giocano a girotondo e un altro fa il gesto delle corna mentre parla a un walkie-talkie in una missione speciale. I segni dei proiettili sulle macchine, le cucine da campeggio nelle cantine diventate rifugi anti-bomba, un uomo che piange sulla tomba di un parente, forse un figlio, con donne accanto che hanno allestito un pic-nic con coca-cola e pasticcini, nella speranza di rendere più a misura d’uomo un dolore umano.
“Tra gli scatti che preferisco, c’è un bambino che mostra il bicipite all’obiettivo. La forza risiede nel suo sorriso, non nel braccio minuto ma potente. È la resilienza del popolo ucraino, la forza della speranza. Da qui il titolo dell’intera serie fotografica”, racconta Domingo. “Nonostante la paura nelle strade della capitale, ho percepito in questa nazione un senso di casa e di resilienza che non può essere spezzato. La loro speranza non è un’aspirazione vaga, ma una forza concreta che guida le azioni e alimenta la resistenza”, aggiunge.
Nelle fotografie, Domingo ha deciso di raccontare “con la spontaneità di un bambino”, sottolineando non tanto gli orrori della guerra, presenti nei fori di proiettile sulle auto e nei sacchi di sabbia agli ingressi degli edifici, nei vetri distrutti e nella morte dalle foto dei cimiteri affollati di un paese che a febbraio 2024 registrava più di diecimila civili morti, quanto il senso di umanità percepito dal suo arrivo. “Combattiamo per la libertà dei nostri figli, per farli crescere in un paese libero e sovrano. Non permetteremo che la guerra rubi loro i sogni”, racconta a Linkiesta ripercorrendo l’incontro con una signora residente nella capitale e padre di due bambini.
Le strade di Kyjiv sono animate da cittadini intenti a proseguire la loro vita quotidiana con dignità e coraggio. Nonostante le sirene che risuonano, le metropolitane usate come rifugi e la presenza delle forze armate, continuano a vivere. “Io, appena posso, torno. Non basta raccontare l’umanità delle persone, la quotidianità di chi resiste. È l’unico antidoto all’orrore”, conclude Domingo.
Ucraina: Come Vivono i Civili Durante la Guerra
La vita quotidiana degli ucraini durante la guerra è un tema che merita attenzione. Nonostante il conflitto, le persone cercano di mantenere una parvenza di normalità. Le immagini di Domingo Nardulli offrono uno sguardo intimo su questa realtà. Le strade di Kyjiv, animate da cittadini intenti a proseguire la loro vita quotidiana con dignità e coraggio, raccontano una storia di resilienza e speranza. Nonostante le sirene che risuonano, le metropolitane usate come rifugi e la presenza delle forze armate, gli ucraini continuano a vivere.
Le fotografie di Nardulli mostrano momenti di solidarietà e umanità: due donne che si abbracciano guardando la città, due uomini che si scambiano un pacco di pasta, bambini che giocano a girotondo. Questi scatti offrono un contesto preciso e danno voce alle storie individuali, mostrando non solo gli orrori della guerra, ma anche la forza emotiva di un popolo che da due anni e mezzo resiste agli orrori della guerra.
Bullet Executive Summary
La guerra in Ucraina ha portato alla luce non solo la brutalità del conflitto, ma anche la resilienza e la speranza del popolo ucraino. Attraverso l’uso di droni nella guerra moderna, la 92esima Brigata di Fanteria Ucraina combatte per proteggere la propria terra. Allo stesso tempo, la vita quotidiana degli ucraini continua, come mostrato nelle fotografie di Domingo Nardulli, che catturano momenti di solidarietà e umanità.
Nel mondo della tecnologia, i droni rappresentano una nozione base di tecnologia correlata al tema principale dell’articolo. Questi dispositivi, utilizzati sia per scopi militari che civili, hanno rivoluzionato il modo in cui vengono condotte le operazioni di sorveglianza e attacco. Una nozione di tecnologia avanzata applicabile al tema dell’articolo è l’uso dei sistemi di jamming, che interferiscono con le comunicazioni e i segnali dei droni nemici, rappresentando un aspetto cruciale nella guerra moderna.
In conclusione, la guerra in Ucraina non è solo una questione di conflitti armati, ma anche di resilienza umana e speranza. Le storie di coloro che vivono in prima linea, combinate con le immagini toccanti di Nardulli, ci ricordano l’importanza di mantenere la nostra umanità anche nei momenti più bui. La tecnologia, sebbene potente, non può sostituire la forza dello spirito umano.